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Fenomenologia dell’ASMR16 min read

Fenomenologia dell’ASMR

Nascita e ascesa di un fenomeno globale, odiato e amato, che dice molto dell’umanità di questi anni.

di Anita Fallani

Esattamente tre anni fa avevo delle abitudini consolidate prima che lo scoppio della pandemia invadesse a gamba tesa i miei ritmi. Uno di questi era incolonnarsi nella fila della mensa universitaria, un rito condiviso con la mia compagna di corso della triennale con cui facevo praticamente tutto. Una di quelle sere le dissi che non riuscivo più a dormire. Vivevo in residenza universitaria e soffrivo moltissimo il casino che facevano i miei coinquilini. La zona comune era adiacente alla mia camera doppia e fino alle 2 di notte inoltrate facevano di tutto, compreso cantare a squarciagola Sere nere di Tiziano Ferro. La mia compagna mi disse che aveva provato ad ascoltare dei video ASMR quando aveva bisogno di rilassarsi e che potevano aiutarmi a prendere sonno. Ricordo bene quel momento: la sera dopo le dissi che quei video sussurrati, pieni di rumori delicati, mi sembrava contenessero qualcosa di erotico. Non avevo mai avuto difficoltà ad addormentarmi in vita mia, ho sempre fatto parte di quella fetta di popolazione che potrebbe dormire ad oltranza. Era una sensazione nuova, inaspettata, ed ero certa che tutto fosse riconducibile al baccano notturno. Non avrei mai potuto prevedere che di lì a un mese non avrei mai più sentito quelle serenate cacofoniche. Lo scoppio della pandemia mi aveva fatto tornare a vivere nella campagna fiorentina, immersa nel nulla, e non mi avrebbe mai più fatto tornare alla mia precedente vita.  Ma soprattutto, non avrei mai potuto prevedere che anche nel silenzio notturno dei colli, perdurasse la mia veglia.

Sempre più spesso indossavo le cuffie e ascoltavo contenuti ASMR finché non riuscivo ad addormentarmi. ASMR significa Autonomous Sensory Meridian Response ovvero “risposta del meridiano sensoriale autonomo”. Il libro Il potere di un sussurro ne ricostruisce la storia e afferma che la prima a utilizzare questo termine è stata l’americana Jennifer Allen. In realtà, dice il libro, questo acronimo non significa niente, si tratta piuttosto del tentativo di mettere insieme delle parole in grado di riflettere un’eco scientifica e di dare autorità alle sensazioni che il nostro corpo prova quando è stimolato da alcuni suoni. C’è stato, quindi, il bisogno di trovare un nome perché, come spesso accade nella nostra cultura, nominare significa validare l’esistenza.

Il post che segna la nascita di questa sigla è del 2007 e si intitola Weird sensation Feels good ovvero “strana sensazione che risulta piacevole”.

Il primo canale Youtube interamente dedicato all’ASMR invece risale al 2009, si chiama WhisperingLife ed è gestito da una ragazza del Regno Unito che parla semplicemente a bassa voce. Tutti i contenuti di ASMR hanno come unico fine quello di far rilassare chi ascolta attraverso la riproduzione amplificata di suoni particolari che, quando vengono ascoltati, procurano brividi di piacere dietro la nuca o lungo la schiena. Ognuno di noi in vita sua ha provato una sensazione ascrivibile all’ASMR, per esempio quando da bambini simulavano la rottura di un uovo sulla testa oppure usavamo un massaggia-testa come questo.

Youtube è uno dei canali principali attraverso cui gli utenti guardano questi contenuti: se provate a digitare ASMR nella barra di ricerca capirete subito che si tratta di un fenomeno enorme, che vanta milioni di contenuti in cui i creator promuovono tipologie diverse di suoni a seconda dei gusti. Per esempio, il canale giapponese Coromo Sara ha 1,88 milioni di iscritti, e il suo video più popolare ha raggiunto le 42 milioni di visualizzazioni.  Un semplice video di massaggio alla testa può raggiungere gli 8,7 milioni di visualizzazioni.

Di base, nella maggior parte dei casi, chi produce ASMR lo fa sussurrando per tutto il video e riproducendo dei suoni in vario modo: tramite il tapping, ovvero toccando oggetti di vario genere con le unghie, il brushing, letteralmente “spazzolare” quindi usare oggetti come una spazzola o un pennello per il trucco sul microfono o lo scratching, ovvero grattare sulle superfici. Il fenomeno dell’ASMR è in realtà ancora più ampio: in alcuni casi, infatti, vengono utilizzate anche delle luci specifiche che hanno l’effetto di stancare gli occhi, per ottenere l’effetto di un “ASMR visivo” più che sonoro. 

Il canale giapponese Coromo Sara ha 1,88 milioni di iscritti, e il suo video più popolare ha raggiunto le 42 milioni di visualizzazioni.

Ci sono varie strade da percorrere per analizzare questo fenomeno che, a mio parere, merita di essere approfondito per vari motivi: sia perché l’efficacia che ha dipende da una ragione scientifica, sia perché racconta un bisogno della società, quello di rilassarsi e prendere sonno, ed infine perché è un fenomeno dal basso che promuove contenuti gratuiti mirati a prendersi cura di chi li guarda. Provo allora a seguire ciascuno di questi tre motivi per vedere in che modo si relazionano tra loro. Come dicevo, il successo di questi video è planetario perché, tra le altre cose, basandosi sui cinque sensi, chi ne usufruisce non ha bisogno di seguire per forza persone di cui condividono la lingua. Sempre nel libro Il potere di un sussurro vengono citati studi e paper accademici che hanno dato una validazione scientifica a questo rilassamento. Che non si tratti, quindi, di un’illusione collettiva viene affermato con il primo studio dell’ASMR nel 2012 condotto da Stephen Novella, professore di Medicina a Yale. Secondo Novella, si tratta di un fenomeno fisiologico reale e testabile. Un passo avanti molto importante, invece, arriva nel 2016 con il primo studio neuroscientifico di Barrat e Davis: attraverso una risonanza magnetica e il monitoraggio del battito cardiaco hanno visto un evidente effetto benefico. L’ASMR è insomma collegato alla sinestesia e al flow, un termine scientifico che indica lo stato di coscienza di chi è completamente immerso in un’attività, è quella sensazione di concentrazione profonda. Questo spiega perché molte persone guardano video ASMR per studiare o lavorare.

Quello che è ancora più interessante è il collegamento, tracciato nel 2018 da Giulia Poerio dell’Università di Sheffield, tra l’ASMR e neurodiversità: non  tutti provano piacere ascoltando questi suoni anzi, ad alcuni possono addirittura dare fastidio. 

Chi invece reagisce a questi stimoli prova sensazioni assimilabili alla pelle d’oca di un brano musicale o alla sensazione di calore che si ha quando abbracciamo una persona cara. Insomma, questi stimoli aumentano la produzione di ormoni come l’endorfina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina e quindi aiutano anche in caso di depressione, stress e ansia. 

Nel mio caso, il problema con il sonno è perdurato anche dopo la scoperta dell’ASMR e ci ho messo parecchi mesi prima di capire che stavo soffrendo molto. Il mio corpo mi stava parlando e io non capivo che quel messaggio riguardasse la mia salute mentale. Retrospettivamente, i segnali c’erano tutti: era talmente lampante da essere auto-evidente a tutti tranne che a me stessa. Jonathan Crary, nel libro 24/7 Il capitalismo all’assalto del sonno scrive che «l’insonnia) è una condizione che non può definirsi né pubblica né del tutto privata. (…) è la dimensione in cui si possono intravedere i confini della propria vita, oltre i quali essa smette di essere umana. L’insonnia va distinta da uno stato di veglia colmo di sconforto, con livelli di attenzione quasi insostenibili per le sofferenze altrui e il conseguente senso di responsabilità infinita che ne deriva». Ho trovato estremamente precisa e interessante questa lettura dello stato dell’insonnia che è una forma di ansia imprecisata e improduttiva. Chi si ritrova a provarla sa bene che è uno stato di allarme fine a se stesso che non dà pace e non porta a niente se non a dannarsi per l’incapacità di prendere sonno. In una delle prime pagine del saggio, Crary sostiene che «i sistemi di mercato 24/7 e un’infrastruttura globale concepita per forme di produzione e consumo senza limiti sono già una realtà da tempo, ma ora si tratta di costruire un soggetto umano che possa adeguarvisi in modo sempre più completo». Tutto il libro mira a dimostrare come la società contemporanea eroda quella forma di sana improduttività che è il sonno per renderci sempre efficienti h24, di cui i supermercati sempre aperti ne sarebbero il simbolo ideologico per eccellenza. In realtà, se si rilegge quest’ultima affermazione di Crary pensando all’ASMR, sembrerebbe che questo fenomeno sia una forma di resistenza a questa economia dell’attenzione, della vigilanza e della produttività.

Un semplice video di massaggio alla testa può raggiungere gli 8,7 milioni di visualizzazioni.

Il collegamento tra salute mentale e ASMR l’ho notato quasi subito, se si leggono i commenti sotto i video in moltissimi raccontano che questo genere di contenuti li aiuta a stare meglio. Ne riporto un paio trovati sotto i video di Chiara ASMR, la più famosa ASMR in Italia, a titolo di esempio: Io soffro di attacchi d’ansia da un anno ormai e per me è diventato un incubo affrontare la vita quotidiana, devo dire che tu mi sei molto di aiuto,e per questo ti ringrazio tanto perché ti poni in maniera bellissima portando molto rispetto e mi fai sentire a mio agio grazie mille chiara di tutto cuore. Due anni dopo quella serata in fila alla mensa universitaria ho rivisto la mia collega di corso per la prima volta: entrambe siamo finite a studiare di nuovo nella stessa città. Quando ci siamo incontrate mi ha raccontato, tra le altre cose, che aveva passato un periodo molto difficile, ma che non aveva i soldi per pagarsi la terapia psicologica settimanale e che provava ad aiutarsi come poteva, anche guardando i contenuti ASMR. In quel momento mi sono resa conto che il collegamento tra ASMR e politica della cura fosse più stretto di quanto avessi intuito fino a quel momento. La mia amica aveva fatto la richiesta del bonus psicologo, ma le era stata rifiutata: ad oggi è stata accettata una richiesta su dieci. In qualche modo i contenuti ASMR ripropongono l’erogazione di una cura interpersonale spesso inaccessibile per chi non può permettersi lo psicologo. Se facciamo attenzione al modo in cui si sviluppano i video possiamo trovare delle costanti: chi fa ASMR costruisce un rapporto 1 ad 1 con lo spettatore e il rilassamento che si cerca di provocare non è finalizzato a niente se non a se stesso (la centralità è tutta dei 5 sensi). Inoltre, molto spesso vengono impersonificati dei roleplay: il content creator fa finta di essere una persona che nella maggior parte dei casi è un medico. Questo elemento mi sembra particolarmente significativo se vogliamo provare a trovare un legame tra ASMR e politica della cura: è probabile che in questo gioco virtuale e mimetico si cerchi di appagare il bisogno che una figura professionale si prenda cura di noi. I casi più famosi di roleplay-visita-medica sono l’esame dei nervi cranici, la chiropratica e i massaggi alla schiena. Tutte visite molto costose che spesso le persone non possono permettersi. Se guardiamo ai primi acerbi risultati delle ricerche scientifiche prima citate, non stupisce che questa operazione di prendersi cura funzioni: l’ASMR restituisce le emozioni che si provano nelle relazioni interpersonali. Si tratta infine di un fenomeno nato dal basso che non spinge al raggiungimento di un fine al di fuori del benessere in sé e che grazie a internet ha coronato il suo successo. Sembrerebbe insomma, che si tratti di una forma popolare di mutuo soccorso. A questa affermazione possono, però, essere fatte due obiezioni: la prima è che spesso i content creator sponsorizzano dei prodotti, la seconda è che essendo un fenomeno virtuale rischia di essere inglobato nell’economia dell’attenzione. Nessuno dei content creator di ASMR è davvero un medico, viene inscenato un gioco di finzione, detto role play, in cui vengono offerti dei servizi come: visite alla schiena, esami della pelle, trattamenti del viso. Ci sono poi veri dottori che filmano le loro sedute, principalmente chiropratici e osteopati, con le aggiunte della dicitura ASMR nel titolo. Molte persone arrivano a questi contenuti per caso, skippano da un contenuto finto a quello di un vero medico: per i dottori l’ASMR e la pubblicazione di sessioni di terapia diventa una vetrina e uno strumento di enorme pubblicità. Potremmo addirittura dire che alcuni medici in Italia e non, sono diventati delle celebrità del settore.  Il marketing è, insomma, arrivato anche nell’ASMR quando ha capito che aveva un suo seguito e poteva sfruttare la fiducia degli spettatori per farli diventare possibili acquirenti. Rispetto a tutti gli altri content creator la pratica di vendita e sponsorizzazione è forse più problematica quando chi guarda quei contenuti lo fa perché spinto da una necessità di cura per quanto vaga possa essere.

Se è vero poi che l’internet ha permesso di semantizzare l’ASMR, ovvero di inverarne l’esistenza tramite un nome, e di diffondere questa pratica al contempo rischia di alimentare il meccanismo di assuefazione all’industria digitale. A mio parere è significativo che sia Jonathan Crary che James Williams, autore del libro Scansatevi dalla luce, ricorrano al tema della luce per parlare di sonno, veglia e dipendenza.  Nel suo saggio, Williams afferma che «i progetti persuasivi dell’economia dell’attenzione competono non solo l’uno contro l’altro per la tua attenzione, ma anche contro ciò che si trova nel tuo spazio interiore». Quindi, se è vero che i contenuti su internet seguono tutti la stessa logica dell’abbondanza e del consumo compulsivo, cosa di cui l’ASMR ne è immerso a piene mani, allora è possibile che questi contenuti nati per far stare bene finiscano per alimentare un consumo compulsivo oltre che distoglierci dai nostri intimi bisogni. 

Una volta non si parlava mai di salute mentale, mentre oggi sui social è diventato un trend. Alcuni sostengono che sia un bene: purché se ne parli, va bene parlarne in tutti i modi. Non ho le competenze né sono capace di affermare se la narrazione sulla salute mentale oggi in atto sia più positiva o più negativa, se si tratti, come dice Selvaggia Lucarelli nell’episodio 16 del suo nuovo podcast Sottosopra di una spettacolarizzazione o di una normalizzazione del tema. Mi chiedo allora se l’ASMR sia l’ennesimo caso del capitalismo che assorbe l’anticapitalismo come dice Mark Fisher parlando di tutti quei potenziali gridi di ribellione e resistenza assorbiti dalle trame del sistema, in questo caso dai meccanismi del digitale.  

Forse, semplicemente, non possiamo chiedere all’ASMR di promuovere una politica della cura femminista di comunità come la intende Marie Moise perché l’ASMR è un fenomeno che merita sì un’attenzione sociale ma sarebbe eccessivo credere che possa rompere gli sche(r)mi e chiedere il diritto al benessere per tutti e tutte.

Mi chiedo spesso come io abbia fatto a non ascoltare il mio dolore per tutti quei mesi e come sia riuscita ad anestetizzare la voce della mia sofferenza. Alcune volte penso che tutti quei rumori bianchi con cui mi riempivo la testa per dormire o per concentrarmi siano stati dei diversivi, un fenomeno di distrazione interiore che ha interferito con l’attenzione alla cura.


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Cresciuta nel mondo del sindacato studentesco durante gli anni del liceo, studia letterature Comparate all'Università di Torino in magistrale. Scrive articoli collaborando per il Corriere della Sera, TheSubmarine, Flanerì e Jacobin Italia. Si occupa anche di podcast.

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