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fuggire dalla civilità

Fuggire dalla civiltà con i tutorial online17 min read

Fuggire dalla civiltà con i tutorial online

Dentro al trend social che invita a fuggire dalla civiltà e tornare a un modello di vita ancestrale.

di Alessandro Mazzi

Tra i diversi trend social, uno dei più diffusi è quello delle tecnologie preistoriche e della sopravvivenza in ambienti selvaggi.

Già prima della pandemia, la tensione di vivere in una civiltà ipertecnologica ha spinto diverse persone a cercare una vita immersa nelle foreste, per ritrovare un legame ancestrale con il mondo vivente e riscoprire un’umanità più vera, stimolando la condivisione di contenuti per insegnare tecniche di sopravvivenza.

Fenomeni nati a cavallo tra Youtube e TikTok, ma in particolare su quest’ultimo, dove il trend si divide tra la rievocazione preistorica con gli hashtag #primitive da 834 milioni di followers, #primitive_technology da 167 milioni, #primitiveskills da 129 milioni e #primitivesurvival da 67 milioni, e la più generica e seguita categoria dei #survival con 7.2 miliardi, #survivaltips da 752 milioni, #survivalskills da 286 milioni e #survivalhacks da 215 milioni.

La differenza tra i due è che se la tecnologia primitiva si concentra sull’abbandono della civiltà e l’immaginario preistorico, il survival si mescola spesso con le pratiche di autodifesa, istruzioni per escursioni, tecniche militari, giungendo finanche tra i guru della crescita personale.

L’esplosione dell’immaginario primitivo è legata anche alle trasformazioni culturali in atto riguardo l’identità maschile. Non sorprende che questi creator siano praticamente tutti uomini. In questi trend si può leggere un importante esergo sull’odierna crisi della mascolinità, resa vulnerabile dal torpore moderno e dal modello neoliberista.

Di contro, la risposta è trovare la mascolinità nel contatto con gli elementi nudi, nell’isolamento eremitico e nel bisogno di mettersi alla prova, nell’immersione in una partecipazione perenne con il mondo e nell’istintiva creatività e serenità alimentate dalla necessità primordiale di coesistere con altri esseri viventi. Un’identità slegata da qualsiasi fine e ricerca di senso, dedita solo all’essenziale divenire di un mondo primigenio, sentito più vero.

 Ironico e paradossale che questo trend sia esploso online, ma si potrebbe dire che i social in questo caso, come spesso accade, fanno da specchio di un’esigenza interiore collettiva che viene fagocitata dallo spazio virtuale.

Il sentimento dietro il successo del trend è evidente. Costruire un proprio riparo o abitare un eremo tra le grotte soddisfa il naturale bisogno di essere padroni dei propri ritmi e rompe l’eterno ritorno del denaro.

Creare una serie di strumenti, come armi, attrezzi, oggetti per la lavorazione di risorse, fino ad arrivare alla soddisfazione di impastare la propria pentola in terracotta e intagliare la propria ciotola per mangiare e bere, modellare vasi per conservare materie prime, raccogliere erbe secche e fronde per farsi un giaciglio, imparare ad accendere il fuoco e segnare tra le pietre il cerchio dove brucerà, rende la dimensione domestica più intima e sacra.

È la ricerca della totale indipendenza fuori da ogni sistema. L’immaginario della tecnologia primitiva spinge a riscoprire la vita dei cacciatori-raccoglitori. Questi creator condividono conoscenze per riuscire a essere autosufficienti nel selvaggio fin da subito.

Ironico e paradossale che questo trend sia esploso online, ma si potrebbe dire che i social in questo caso, come spesso accade, fanno da specchio di un’esigenza interiore collettiva che viene fagocitata dallo spazio virtuale.

Primitive Technology è il più famoso canale Youtube sulla vita primitiva, precursore di tutti gli altri canali sul genere. Aperto da John Plant nel 2015, con 10.4 milioni di iscritti il canale ha ottenuto oltre 1 miliardo di visualizzazioni.

Plant oggi ha 40 anni, vive in Australia, nel Far North Queensland, ha cominciato a fare video per hobby in un terreno di sua proprietà, mosso dall’interesse per la vita nei boschi. Da autodidatta ha svolto ricerche storiche e sperimentato sul campo per provare di volta in volta le tecniche giuste, usando solo risorse naturali.

Il suo primo video del 2015 da oltre 30 milioni di visualizzazioni mostra come costruire una capanna rudimentale di canne e fango. Mettendo su una struttura con tronchi e rami ricoperti di fango secco, ricrea un piccolo eremo come fecero alcuni dei nostri progenitori e come fanno ancora oggi diversi popoli nel mondo.

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L’unicità di Plant è stata l’abbandonare il formato dominante dei video composto da sigla d’apertura, traccia di accompagnamento, saluto introduttivo, parlato costante e l’invito a iscriversi al canale. Plant rovescia il genere, proponendo video che immergono direttamente nell’atmosfera dei suoni primevi.

Con regia amatoriale, Plant ha sempre lavorato da solo a riprese e montaggi, lo youtuber si mostra totalmente assorto nelle sue attività. Non parla mai, sfrutta i sottotitoli e la descrizione del video per spiegare i dettagli di ogni processo, da quanto tempo ha impiegato nella costruzione a come amalgamare i materiali, così da spingere gli altri a provare da sé.

Vestito solo con pantaloni corti, si riprende mentre accende un fuoco sfregando due asticelle sulla sterpaglia, scava scoli per l’acqua, cattura gamberi o raccoglie tuberi senza danneggiare la pianta, fa un orto o intesse sandali di fibra vegetale.

Nonostante i video suggeriscano altro, Plant continua a vivere nella sua casa moderna. Man mano che ha fabbricato nuovi strumenti come forni, mantici, vasi, raschietti in pietra, ma anche arco e frecce, asce, mazze e coltelli, agli utenti sembrava di rivivere in piccolo le diverse età preistoriche. Nel suo ultimo video di un mese fa estrae delle pepite di ferro dai sedimenti del ruscello, le fonde nella forgia e dopo averle levigate sulla pietra ne ricava una lama per intagliare il legno. I commenti salutano entusiasti l’entrata di Plant nell’Età del Ferro.

Il problema di questi canali è che tutte le costruzioni vengono subito abbandonate, alterando senza motivo l’ambiente e inquinandolo con i rifiuti della troupe. Anche se si tratta di terreni privati che vengono prestati per girare i video, i trend social distruggono la terra anche così.

Spesso ciò che si vede è solo montato ad arte. Seguendo il successo di Plant, diversi creator hanno cavalcato l’onda del trend e creato una serie di canali incentrati sulla creazione di architetture esotiche scavate nel terreno e sulla sopravvivenza in luoghi remoti.

Tra questi ci sono Mr. Heang Update, con quasi un miliardo di visualizzazioni e solo 22 video tra cui un paio da più di 210 milioni; The Survival Wild, con 530 milioni di visualizzazioni; Primitive Tool, con 630 milioni; Primitive Technology Idea, con oltre il miliardo, assieme a Primitive Jungle Lifeskills, Tube Unique Wilderness e Mr. Tfue; appena sotto Primitive Survival e Jungle Survival, poi Building Technology, I AM BUILDER, The Survival e Jungle Survival.

Tutti questi canali vengono dalle stesse zone, Thailandia, Cambogia o Vietnam, e stavolta i protagonisti sono uno o due uomini che lavorano in coppia.

Le visualizzazioni dei canali sono schizzate perché a differenza di Plant, presentano situazioni molto più elaborate che stuzzicano l’orientalismo turistico dei resort di lusso, come piscine sotterranee a lume di candela, cascatelle scavate nel terreno, porte e scale in pietra che richiamano i templi antichi, e l’immaginario dell’indigeno nella giungla.

Questi canali si sono dimostrati completamente falsi. Hanno una troupe che li assiste da dietro le quinte, comprensiva di un architetto che progetta le strutture e diversi manovali e macchinari per simulare gli scavi.

Il problema di questi canali è che tutte le costruzioni vengono subito abbandonate, alterando senza motivo l’ambiente e inquinandolo con i rifiuti della troupe. Anche se si tratta di terreni privati che vengono prestati per girare i video, i trend social distruggono la terra anche così.

In alcuni casi le tecnologie primitive si incontrano con le tecniche di sopravvivenza. Donny Dust è un veterano dei Marine ed educatore di sopravvivenza adattativa nel selvaggio, insegna tecnologie primitive ed è artista litico.

Divide la sua attività tra il canale Youtube Donny Dust’s Paleo Tracks, dove ha raggiunto quasi 130 milioni di visualizzazioni, e il suo profilo TikTok dove conta 10.4 milioni di followers e 133.5 milioni di like.

La sua vita nei boschi nasce da un’esperienza di picco che gli ha cambiato la vita. A 37 anni Dust ha avuto un infarto quasi fatale per via di complicazioni ereditarie. Ripresosi facendo affidamento sulle proprie facoltà, ha deciso di vivere in ambienti più sereni per aiutare la guarigione. Si è quindi trasferito in una grotta e spostandosi tra diversi rifugi, ha cominciato a bere acqua pura dai ruscelli e a procacciarsi il cibo.  

Vivendo tra i monti del Colorado, Dust tiene una scuola di educazione alla vita primitiva chiamata Paleo Tracks Survival, dove insegna a coltivare l’attitudine per vivere nei boschi, a cercare o costruire gli strumenti adatti e a sviluppare le conoscenze appropriate alla sopravvivenza.

Durante i corsi insegna a mantenere un approccio creativo. Per Dust la tecnologia moderna è qualcosa da controllare e adoperare in base alla situazione; anche se pervade la nostra vita quotidiana, è sempre possibile lasciarla in qualsiasi momento per tornare alla foresta.

Di solito quando si parla di trend social, la prima critica riguarda il modo in cui i social metabolizzano qualsiasi contenuto per ridurlo a una rappresentazione falsata e stereotipata. Nel caso della tecnologia primitiva, non sempre ciò che si vede corrisponde a una reale vita nei boschi.

Nonostante il suo stile di vita, Dust non crede che sia possibile un reset totale della tecnologia contemporanea, mentre invece crede sia possibile adoperare una tecnologia più essenziale, vicina all’umano e al mondo, per limitare il nostro impatto.

Rispetto a Plant, è un professionista con anni di esperienza nella sopravvivenza e non rinuncia del tutto a portare con sé alcuni strumenti moderni, anche se insegna comunque a farne a meno. In uno dei suoi shorts da 5.4 milioni di visualizzazioni mostra come aprire una noce di cocco selvatica, affilando un tronco di palma spezzato per strappare il guscio esterno e spaccare poi la noce interna con un sasso.

Negli altri video mostra come rompere schegge di pietra dalle rocce usando un guanciale di pelle poggiato sulla coscia per attutire il colpo, da cui poi ricava lame affilate o punte di freccia, ma anche pugnali d’osso, fionde e archi, fino ad arrivare a costruire un’ascia di pietra raschiando un ramo e legando la lama con della colla animale e una striscia di cuoio.

Dust mantiene uno scambio con il pubblico, tra i suoi video più seguiti ci sono quelli in cui costruisce armi preistoriche o indigene in base alle richieste degli utenti.

È il caso di una mazza da guerra neolitica o di una lancia con la punta in ossidiana. Tra i più noti da 25 milioni c’è la costruzione di un tomahawk, a cui si accostano altre armi meno note come il macuahuitl, una mazza con schegge di ossidiana usata dai popoli mesoamericani. In alcuni casi diffonde conoscenze anche per la caccia di selvaggina, invitando sempre a seguire le regolamentazioni locali, cosa che ha portato ad alcuni commenti critici. Uno dei suoi video da 2.9 milioni spiega come costruire una trappola per conigli con il filo di ferro per intrappolare il collo dell’animale.

Di solito quando si parla di trend social, la prima critica riguarda il modo in cui i social metabolizzano qualsiasi contenuto per ridurlo a una rappresentazione falsata e stereotipata. Nel caso della tecnologia primitiva, non sempre ciò che si vede corrisponde a una reale vita nei boschi.

Plant diffonde conoscenze vere, ma il creator continua a condurre una vita moderna al di fuori dell’immaginario dei suoi video. Alcuni canali da lui ispirati invece hanno puntato tutto sull’illusione da schermo, creando solo danni. Eppure se si volesse lasciare la civiltà, creator come Plant e Dust sono molto utili, e le loro conoscenze sono applicabili. Molti altri canali e profili continuano a proporre una vita alla Walden, finendo poi per ripetersi. Nel caso delle tecniche di sopravvivenza troviamo una miniera, ma è bene selezionare solo profili esperti, piuttosto che affidarsi alle condivisioni casuali.

Il problema principale però riguarda il rapporto con il mondo vivente. Anche se si esce dalla civiltà, i trend di sopravvivenza mantengono un approccio pragmatico che guarda solo al problem solving, di fatto proiettando lo stesso modello della società capitalista anche nella vita eremitica. Indubbiamente è essenziale sapere come sopravvivere in una foresta, essiccare la carne per conservarla, cuocere sulle pietre, difendersi da insetti e predatori, ma senza una cosmologia che comprenda una dimensione più spirituale, una vita nei boschi si riduce ad essere la copia traslata di quella moderna, dove l’uomo continua a ridurre tutto a sé.

Nessun creator finora si è mai preoccupato di parlare della necessità di immaginare gli altri viventi in modi più sacri. Non dimentichiamo che i nostri progenitori, in condizioni critiche, hanno sempre vissuto una immensa vita immaginale fatta di sculture votive, pitture rupestri e miti che li mettevano in relazione con le forze invisibili del mondo.

La loro vita non si riduceva alla sopravvivenza nuda e cruda. La caccia e le azioni erano accompagnate dai miti proprio perché uccidere altri viventi non è qualcosa che si fa a cuor leggero. Con la crisi della civiltà, la rivoluzione non si compie solo in un approccio orizzontale, ma anche nella risacralizzazione dei nostri atteggiamenti. Altrimenti ciò che vivremo sarà solo una modernità tra i rami.


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