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L’adolescenza ha bisogno di nuove narrazioni7 min read

L’adolescenza ha bisogno di nuove narrazioni

Shiva Baby è il film che stavamo aspettando per parlare degli aspetti più cringe dell’adolescenza. Una dark comedy caotica e giocosa, della sceneggiatrice e regista esordiente Emma Seligman, con una performance eccezionale di Rachel Sennott. Ottieni 30 giorni gratis su MUBI con Siamomine.

di Siamomine

POV: sono gli anni dieci del Duemila, è il tuo ultimo anno di college e hai appena ricevuto la tua lettera di ammissione a Yale. Chiami il tuo ragazzo e le tue amiche per festeggiare nel vostro locale preferito. Call Me Maybe di Carly Rae Jepsen suona in sottofondo.

O magari no. Magari hai appena finito di fare sesso con Max, il tuo sugar daddy, quando tua madre ti invia un sms per chiederti di partecipare alla shiva (il tradizionale ricevimento ebraico che precede 7 giorni di lutto familiare) di una tua vecchia zia. Decidi di andare, ma sai già che dovrai affrontare un pomeriggio di opprimenti convenevoli con familiari e conoscenti, nel tentativo di nascondere la tua fallimentare carriera scolastica e uno stile di vita decisamente poco ortodosso. In sottofondo non suona Call Me Maybe ma il ritmo inquieto della tua tensione, soprattutto quando ti accorgi della presenza inaspettata di due figure chiave della tua intimità inconfessata: la tua ex, Maya, e (proprio lui) lo sugar daddy Max.

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Quello che succede dopo è il perfetto mix di comicità caotica, tensione horror e crudo realismo, ingredienti che rendono Shiva Baby, l’esordio alla regia della 25enne Emma Seligman, un film in grado di rovesciare i canoni narrativi del genere coming-of-age e inaugurare un nuovo modo di parlare di adolescenza. Un modo che, sintetizzando con un vocabolo molto usato negli ultimi mesi, potremmo definire semplicemente cringe.

Da oggi Shiva Baby è in streaming su MUBI e, per festeggiare la sua uscita, abbiamo stretto una partnership con la piattaforma per offrirvi un mese di abbonamento gratuito di cui potete usufruire cliccando qui. Ma continuiamo a parlare del film.

shiva baby

La locandina di Shiva Baby, il film esordio di Emma Seligman disponibile in streaming su MUBI

Dall’inglese, la parola cringe si traduce in “imbarazzante” e descrive, più specificatamente, le scene e i comportamenti altrui che suscitano imbarazzo e disagio in chi le osserva. I 78 minuti che condensano le paradossali situazioni tragicomiche di Shiva Baby descrivono alla perfezione quel tipo di sensazione, soprattutto quando a provarla è una ragazza adolescente che si confronta con le soffocanti pressioni della sua famiglia e, più in generale, della società in cui vive.

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Danielle (interpretata da Rachel Sennott) si ritrova a vivere tutto questo nel bel mezzo della shiva della vecchia zia, un’occasione religiosa che richiederebbe raccoglimento e decoro, ma che per la giovane protagonista si trasformerà presto in un vero e proprio campo di battaglia dove assistere allo scontro tra la sua vita privata e i dettami conservatori della sua famiglia. Dalla carriera e i progetti per il futuro alla dimensione intima, sentimentale e sessuale: nessun elemento viene escluso dalla commedia di Emma Seligman, che reinterpreta in chiave horror l’angoscia di una generazione di ragazze che stanno diventando adulte nell’era del femminismo 2.0 e del mito imprenditoriale della self-made woman, incarnata alla perfezione nella figura della moglie dello sugar daddy di Danielle, Kim.

shiva baby

La scelta di giocare con l’unione di shivasugar baby, un termine usato per indicare una ragazza che frequenta uomini più grandi in cambio di soldi, nasce proprio dall’esigenza della regista di raccontare alcuni aspetti poco conosciuti dell’adolescenza contemporanea, in cui lo sugaring è un pratica che può diventare comune tra le studentesse americane, spesso senza che dietro si nasconda una reale esigenza economica. A essere cringe qui però non è lo stile di vita di Danielle, la cui figura schiva e ansiosa incarna la necessità di indugiare nella confusione e nella passività contro una società che celebra velocità e produttività, ma la frenesia dei convenevoli familiari a cui è sottoposta.

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Infine, c’è l’amore, che Danielle ritrova nella sua ex ragazza Maya, un’altra relazione di cui Seligman decide di svelarci solo una piccola porzione, quanto basta per raccontare le prime esperienze di significativa complicità emotiva, un legame che la regista pone al di sopra del terrificante caos scatenato in quel pomeriggio di shiva, forse un piccolo reminder che l’unico modo per attenuare l’assordante rumore generato dalle pressioni esterne è trovare le persone giuste con cui condividere liberamente le proprie contraddizioni.

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