5 neologismi sui fenomeni della crisi climatica5 min read
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Che l'eco-ansia sia con voi.
Un disturbo psico-fisico molto diffuso, soprattutto tra i giovani, definito dall’American Psychology Association come una “paura cronica della rovina ambientale”. L’eco-ansia, infatti, si riferisce all’emergere di preoccupazioni persistenti sul futuro della Terra e della vita che la popola. Disturbi simili sono l’eco-trauma e l’eco-angst.
Si definisce doomer una persona che crede che i principali problemi globali, in particolare quelli legati al cambiamento climatico e all’esaurimento delle risorse, porteranno a un inevitabile collasso della civilizzazione umana e all’estinzione di massa. I doomer sono espressione di un pessimismo radicale sulle sorti della lotta climatica.
Generalmente tradotto come “ecologismo di facciata”, il greenwashing indica quell’insieme di strategie di marketing e pratiche di comunicazione adottate da un’azienda, un marchio o un’organizzazione politica per trasmettere un’immagine ingannevolmente positiva del proprio impatto climatico.
Quando ti accorgi che un’azienda sta facendo greenwashing sui social, puoi decidere di intervenire con il greentrolling, ovvero sommergendo la sua pagina di commenti sardonici per esporre l’incorrettezza delle sue dichiarazioni e metterne in luce l’ambientalismo di facciata. Attenzione a non prenderci gusto e a diventare un troll di internet!
Un neologismo coniato dalla rivista Nature per descrivere gli effetti positivi del lockdown sull’inquinamento globale. Durante il blocco generale, infatti, le emissioni di carbonio sono calate del 7 percento, riducendo l’inquinamento atmosferico. Il termine non vuole celebrare il lockdown, ma ricordare il forte impatto dell’uomo sul pianeta.