fbpx
Close
Type at least 1 character to search
Torna su

Notes for The Happy Life of Nico Berengo10 min read

Notes for The Happy Life of Nico Berengo10 min read

Un estratto da "Class" di Francesco Pacifico.

Pubblichiamo un estratto dall’ultimo capitolo di Class di Francesco Pacifico, appena uscito per Mondadori in una terza edizione rivista. Ringraziamo l’autore e l’editore per la gentile concessione.

La fama degli altri | Negli alberghi dove aspetta per due ore di intervistare i cantanti per le riviste, Berengo si sente pigro, ricco e improduttivo. Questi boutique hotel in cui passa le mattine sono casa. Gli alberghi costosi gli ricordano i suoi genitori, i viaggi da ragazzino. Le riviste che pubblicano i pochi articoli che scrive, un paio al mese, non ha bisogno di comprarle. Lo pagano tra i 100 e i 300 euro a pezzo. «Quanti dovrei consegnarne per guadagnare quel che mi regalano i miei? E io sono uno dei migliori. (Io sono il migliore.)» Vendo il fatto puro e semplice di vivere qui, mi pagano perché vivo qui, che costa molto di più di quello che vale.

La lotta di classe nel giornalismo culturale | «La mia carriera si regge sul fatto che mi pago da solo i viaggi in aereo. Nessuno può competere con me. Non solo sono il migliore giornalista pop italiano, ma ho i soldi per pagarmi le trasferte. Il fatto è che sono anche l’unico lettore ideale di me stesso, perché solo chi fa esattamente la vita che faccio io può capire l’importanza di un’intervista a Katy Perry al Greenwich Hotel, mentre suo marito vaga in tuta oltre la lobby nella zona adibita ai mariti di cantanti. Gli altri fingono solo di essere miei lettori, si immedesimano, ma è un processo diabolico, e per essere un processo diabolico è pagato zero.»

Amore | Si fa abbracciare dalle amiche e si fa elencare i suoi pregi. Con Vera, a letto, di sabato pomeriggio, in inverno, lei gli elenca i suoi pregi. «Mi dici i miei pregi? Mi vuoi bene? Perché ti piaccio?… No, solo le qualità, non i difetti.»

Non riesce a lavorare seriamente da quando gli è stata fatta la tripla assicurazione | Assicurazione sulla vita. Assicurazione sanitaria. Pensione privata. I suoi mettono sul conto circa 10.000 euro all’anno per le tre assicurazioni. «I miei sono così onnipotenti che già si occupano della mia vecchiaia.»

Io e Berengo | È un uomo freddo e infantile, affettuoso e intenso che praticamente non lavora, che non ha una relazione stabile; che non sembra capace di costruire nulla, paralizzato da complessi infusi in lui da chiunque e specialmente dagli affetti più cari. Davanti a questa forma di appassionata apatia europea, provo l’esotico brivido di aver trovato il mio Oblomov, il mio Straniero.
Ci siamo conosciuti a una festa a casa di Shteyngart. Seduti sugli sgabelli di un tavolino da bar appartenuto a James Brown. (È la notte in cui si diffonde la notizia della morte di David Foster Wallace. Forse abbiamo legato anche per quello, ho appena cominciato a insegnare a
NYU e ricordo la sensazione orribile, il pensiero che adesso Dave sarebbe diventato Dio.) (Scrivendo di Berengo io stesso divento più decadente, attirato nella sua spirale.)
Mi ha stroncato subito: «Mi permetti di farti una critica? Tu non lasci mai che i tuoi personaggi si facciano una scopata e finisce lì. Come mai il sesso fuori dal matrimonio causa sempre conseguenze irrevocabili nella tua narrativa? Perché non è mai una cosa felice? Ogni azione nei tuoi libri ha una posta in gioco enorme. Il sesso non è mai un piacere. Sei veramente puritano».
Also: «Chi scopa, nei tuoi libri, si sta sempre dimenticando di fare qualcosa di importante che doveva fare. Tipo quando quello doveva andare a prendere i figli a scuola ma arriva tardi per scoparsi l’amante, allora i bambini tornano a casa con l’elicottero dell’amico, cascano e muoiono. Poi i giornalisti scrivono della metafora dell’elicottero, perché è facilissimo, ma neanche notano la funzione del piacere nella tua opera. La gente non vuole sentirsi sola, il piacere è una forma di vera connessione». La mia obiezione: «La solitudine non si risolve col divertimento, dài…». «Come puoi credere di parlare di veri “esseri umani” se un europeo che ti legge deve mettere da parte tutto ciò che sa per aderire all’astratta morale del tuo cosmo?»
E io riesco solo a pensare che dovrei farmi un’estate in Italia: Magna Grecia, l’ideale romano di societas, le ville degli amici di amici.

Lotta di classe | Secondo Daria (amante principale, marxista), Berengo è un philosophe e un riformatore della borghesia. È l’unico borghese di sinistra che conosce ad aver superato l’equivoco della realizzazione personale: tutto quello che fa, lo fa non credendoci, consapevole di non aver alcun merito e di non trovare altro senso nella dinamica della sua vita relazionale e professionale se non il piacere e il consumo. Secondo Berengo, Daria adora che lui accetti di trovarsi dalla parte sbagliata della lotta di classe. Nico non sa se questa cosa è vera, ma sa che aver conservato quel rapporto con una persona che pensa di amarlo ma passa la vita a distruggere quello che fa ha sicuramente una funzione, forse un sostitutivo degno della pressione subita da sempre dal suo religiosissimo padre. (Non ho ancora scritto a Daria per conoscerla e farmi dire la sua, e forse la temo. Berengo mi ha dato la mail.)
Berengo accetta che il doorman latino del palazzo non lo saluti e lo guardi storto quando rincasa. Il palazzo ha un’intera squadra di portieri e uscieri: secondo Berengo, solo i più giovani lo salutano, i ventenni che lavorano la notte, probabilmente studenti universitari. Quelli meno giovani lo guardano con placida antipatia sia quando lo accolgono seduti al concierge in fondo al corridoio di specchi, sia in piedi sulla porta di vetro all’entrata. Il latino brizzolato non lo saluta mai. Non deve avere più di quarant’anni anche se è difficile capire l’età di chi occupa una posizione sociale tanto diversa dalla nostra. Saluta sempre le ospiti di Berengo – che entrano a casa la notte sottobraccio al piccolo italiano, il padroncino che non sembra avere orari né occupazione – e anche in quelle circostanze non saluta Berengo.
«Lui deve odiarmi. Sarebbe intollerabile essere lui e non odiare me.» Alcune amiche ci scherzano su e gli dicono che una notte scapperanno con il latino: «È vero: ti odia. A me fa bei sorrisi».
Nico viene da una famiglia democratica liberale dde sinistra, come dice con quel che credo sia accento romano. Carattere bonario, facilone, viziato e illuso, tipico dei progressisti romani benestanti. È stato allenato fin dall’infanzia alla buona educazione nei confronti di tutte le classi sociali inferiori. I primi tempi, a New York, salutava sempre uscieri e portieri. Loro considerano un disturbo dover rispondere al suo saluto. Il capo dei portieri, Bob, ha un accento newyorkese di terza generazione, è ebreo o italiano, bello e dai capelli bianchi. È sempre seduto di tre quarti rispetto al passaggio dei residenti e ama guardare Berengo negli occhi senza salutarlo, cosa che Berengo continua a trovare intollerabile dopo anni, ma “intollerabile” non è la parola giusta: l’unico piacere puro del vero borghese è il masochismo. Ma per lunghi periodi lui, Berengo, non riesce a guardarlo negli occhi, e si sente male perché sa che è suo dovere guardarlo e non essere ricambiato.
Se c’è un pacco di Amazon, Bob prima lo lascia passare, poi, come se lo trova di sguincio, avviato alla zona ascensori, lo chiama: «Berengo? 8-D? C’è un pacco».
Berengo dice che sapere che un uomo che non lo saluta mai conosca il suo nome lo riempie di turbamento. «È un’umiliazione dover ricevere da mani simili i miei acquisti: i pantaloni nuovi, le giacchette, i pacchi di fumetti, i poster, i giochi della PlayStation. È una vergogna che non ti so descrivere, ma è una vergogna di cui ho bisogno perché la mia vita sia più completa.»
È sicuro che ci sia malizia nell’intera squadra di portieri e che fra loro commentino le sue reazioni, preferendole per qualità a tutte quelle del- le altre centinaia di inquilini americani e stranieri.
«Io gli do quello che vogliono per sopportare la loro condizione. La loro malizia è un’arma lecita per la lotta di classe.»

Corte amorosa | È la parola che usa per il suo giro di amanti e amiche. Nico mi sembra nel complesso una persona amata, di cui gli altri hanno cura. Non è cinico né nichilista. Corte amorosa non è una battuta come a dire “ho un harem”. Nico vive ogni sua relazione in un quadro filosofico nominato “corte amorosa” in onore dell’antecedente medievale. I nobili si radunavano nei castelli per comporre poesie d’amore e interrogarsi sul mistero dell’attrazione e sull’idillio amoroso. Berengo crede nell’erotismo come esperienza composita: parte atto, parte conversazione sull’atto in corso o lì da venire, parte racconto ex post. Ogni storia è collegata alle altre. Tutti i membri della corte partecipano all’esperienza collettiva della passione. L’amore non è mai del tutto reale, in parte dev’essere sogno e racconto. Le storie con alcune amanti sono raccontate ad altre in un ciclo narrativo che lui definisce “boccaccesco”. Solo Daria non viene mai informata delle altre esperienze.

La vista da casa (appunti audio personali di berengo presi per ancorarsi alla realtà durante gli attacchi di panico) | Di giorno: «Il grattacielo che stanno costruendo a duecento metri dalla mia finestra ha il ventre arancione, sono le parti in costruzione, non ancora coperte di vetro scuro antracite, arancione dentro con file verticali di luci gialle. Il vetro antracite, quando il sole è a est, diventa un misterioso, mmmh, turchese-nero. In cima, una torretta con una luce rossa. Passano quattro aerei e un elicottero nello stesso momento. Passa un altro aereo da sud a nord. Un grattacielo ha quattro piccole penthouse illuminate e come incastrate una nell’altra tipo rompicapo, su due piani. Sul New Jersey, nuvolette. Un aereo altissimo. Quando non ci saranno più le rotte degli aerei ma solo i palazzi abbandonati, l’umanità sarà ancora grande».
Di giorno: «Oggi mi sono di nuovo svegliato avendo l’impressione che ho spesso qui: siamo spiriti incarnati ed è assurdo sia il fatto che siamo incarnati sia il fatto che poi non lo saremo. (…) Ho il desiderio tremendo che la vita dopo la morte sia assolutamente piacevole, un luogo dove desideri ed eventi coincidono sempre».
Di notte: «È terribile che di colpo Michael Jackson non esista più. Spero si senta il rumore dei condizionatori, che è assolutamente il rumore dominante. Ora mi allontano dalla finestra. Non riesco a pensare al di fuori di un’idea di Dio la migliore possibile, la più piacevole, tutta esaurita nella speranza disperata che ti prende quando ti metti a pensare al fatto che effettivamente ci sarà un momento in cui dovrai staccarti dal corpo».

di

È nato a Roma ed è senior editor del Tascabile. Scrittore e traduttore, ha pubblicato i romanzi Il caso Vittorio (minimum fax 2003), Storia della mia purezza (Mondadori 2010), Le donne amate (2018) e i saggi Seminario sui luoghi comuni (minimum fax 2012) e Io e Clarissa Dalloway, Nuova educazione sentimentale per ragazzi (2020). Class è uscito nel 2014 in Italia e negli Stati Uniti nel 2017.

DylaramaIscriviti alla newsletter

Dylarama è una newsletter settimanale gratuita, che esce ogni sabato e raccoglie una selezione di link, storie e notizie su un tema che ha a che fare con tecnologia, scienza, comunicazione, lavoro creativo e culturale.