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La donna è il premio13 min read

La donna è il premio

Le influencer del neo-casalinghesimo su TikTok

di Valentina Mira

Artwork di @katherinestreeter

C’è, strisciante, una vecchia retorica che riappare su TikTok vestita di nuovo. La definirò, semplificando ma non troppo, neo-casalinghesimo.

La teoria di fondo: il femminismo ci ha obbligate a lavorare, ma non essendo riuscito a garantirci un trattamento decente né a casa né in ufficio, noi lo odiamo. E rivendichiamo il ritorno in cucina, ma te lo rendiamo glamour.

Le parole d’ordine ricorrono e diventano hashtag: si pretende il cosiddetto princess treatment. Cos’è, il “trattamento principessa”? Consiste nel non accettare, in una relazione (ovviamente eteronormata), niente di diverso dall’uomo che ti apre la portiera della macchina, che guida quella macchina per te, che paga la cena per entrambi, che paga, in generale. Come se non fossimo già passate di lì. Come se ci si potesse permettere di ignorare che il prezzo di questa apparentemente comoda auto-infantilizzazione è la propria libertà, la propria indipendenza. La dignità stessa.

La teoria di fondo: il femminismo ci ha obbligate a lavorare, ma non essendo riuscito a garantirci un trattamento decente né a casa né in ufficio, noi lo odiamo.

Con questo non si vuole dire che la scelta personale sia illegittima. Ogni decisione consensuale va rispettata, finché non fa danni a qualcuno (e, tendenzialmente, questa è una decisione che i danni li fa, se non altro a eventuali figli, ma ignoriamolo per un momento). Il punto è che non si possono non sollevare le enormi problematicità sul fatto che consigli del genere, nel 2023, siano virali sui social degli adolescenti.

Le influencer in questione, che viaggiano tra TikTok e Youtube, hanno delle teorie. Teorie mozze e patriarcali. Le riporteremo e le smonteremo, una per una. Partendo dal cosiddetto “patriarcato di Schrodinger”. Manifestelle – il cui nickname rimanda direttamente alla cultura della manifestazione di cui riferiva brillantemente Lucia Antista – ci parla di «uomini che vogliono gli stessi benefici del patriarcato senza fare gli stessi sacrifici che il patriarcato richiede». Quali, questi sacrifici? Mantenere le donne.

L’anteprima del video è l’immagine della stessa Manifestelle (sia mai che si rinunci all’ego e al personal branding), e la scritta: I want my money back. Voglio i miei soldi indietro. Rispetto a cosa? Rispetto al femminismo. Le ancelle del neo-casalinghesimo social sono l’altra faccia della luna degli incel. Gente, cioè, che ravvisa un problema – non hanno assolutamente torto gli incel quando parlano di potere sessuale sbilanciato -, problema la cui risposta è necessariamente il femminismo, e però si dice: più patriarcato. La risolviamo così.

Da una parte, quindi, abbiamo gli incel, i quali sono arrabbiati per il fatto che se ogni donna che conoscono gira per strada dicendo “voglio scopare” ne trova dieci disposti ad accontentarla e ringraziarla della graziosa opportunità nel tempo di uno schiocco di dita, a loro resta invece il teorizzare classifiche di chi fa sesso e chi no (notoria la loro idea che a fare sesso siano solo uomini belli, o ricchi, o potenti). Quello che non capiscono è che quell’eccesso di domanda di sesso alle donne è il frutto di dinamiche patriarcali, che si performa come un assalto, e che va risolta con l’unico antidoto alle stesse, il femminismo. Dall’altra parte ci sono loro. Le esponenti del neo-casalinghesimo che, proprio come gli incel, vedono il sintomo, ma pensano di curarlo con la malattia.  Quelle influencer, insomma, che stavano comode nel patriarcato e hanno in odio chi ha lottato e lotta per i diritti delle categorie oppresse. Hanno capito il sintomo (uomini che le trattano male) ma vogliono risolverlo rivendicando come una forma di potere il trasformarsi in un animaletto da cortile dei “loro” uomini.

Nel video in questione, che fa parte di un trend molto persistente, Manifestelle rigetta quella che chiama “la 50-50 relationship”. Cioè la relazione in cui ognuno cerca di portare la pagnotta a casa, o comunque si impegna allo stesso modo dell’altro. Poi l’influencer abbraccia il vittimismo e dice: «Quando ho iniziato a farlo (a rifiutare la 50-50 relationship, ndr) mi hanno detto: come osi guardare il portafogli di un uomo? Come, come oso, questi guardano solo il mio aspetto fisico!». Ha ragione, Manifestelle. C’è una cosa che si chiama patriarcato, che fa sì che anche l’uomo più intelligente, colto, sensibile, raramente non sia influenzato pesantemente da quella cosa superficiale, costruita, tendenzialmente fasulla ed eterodiretta che è l’aspetto fisico. Del resto, così è educato anche il nostro sguardo su noi stesse, quando non anche sulle altre. A questo problema ci sono due risposte, una facile e una difficile. Quella difficile è tentare, ogni giorno della propria vita, di rifiutare quelle dinamiche. Accettare solo un uomo (se si è donne etero) che sa amare qualcos’altro da un involucro di carne. Laddove, lo sappiamo, l’amore non è compatibile con l’oggettificazione, e possiamo mentirci quanto ci pare ma chi ci dice “sei bella, e poi sei anche intelligente” ci oggettifica. Ci vede come uno status symbol. Che si compri una macchina, e che se la scopi. Noi siamo esseri umani, checché ne dicano le esponenti del neo-casalinghesimo.

Dall’altra parte ci sono loro. Le esponenti del neo-casalinghesimo che, proprio come gli incel, vedono il sintomo, ma pensano di curarlo con la malattia.

Questa è la strada difficile, dicevamo. La strada facile è la loro, e cioè dire okay, tu mi vuoi bella, allora io ti voglio padre. Mantienimi. E non stiamo parlando di sex work, in cui invece non c’è manipolazione e menzogna: è, al contrario, molto chiaro che si tratti di lavoro. Lo scambio ne è la sostanza, il gioco è a carte scoperte. Il sex work (non la schiavitù sessuale, purtroppo ancora diffusissima, ma il sex work) non è in alcun modo incoerente con una traiettoria femminista. Al massimo smaschera l’inganno. Monetizza sul pregiudizio. Rende nulli i tentativi delle esponenti del neo-casalinghesimo di chiedere agli uomini etero, per avere il diritto a scopare, di mantenerle per ogni giorno della loro vita come dei bebè di lusso e with benefits. La sex worker quando finisce l’orario di lavoro è libera. La neo-casalinga no. La cosa grave è che pretende che non lo siamo neanche noi.

Forse la mia definizione di neo-casalinghesimo può risultare offensiva per chi la casalinga la fa davvero. Per chi, cioè, svolge un enorme lavoro pratico ed emotivo non retribuito permettendo a società come la nostra di non avere un Welfare decente, perché tanto c’è mamma. Vorrei essere chiara: è d’altro, che parliamo. Parliamo di giovani donne che si autoconvincono, e provano a convincere le altre, del fatto che – essendo il mondo del lavoro così duro – il femminismo è stato un errore. Parliamo di un ignobile e ignorante tentativo di negare la realtà. Favorito dal social da giovani per eccellenza, TikTok.

La sex worker quando finisce l’orario di lavoro è libera. La neo-casalinga no. La cosa grave è che pretende che non lo siamo neanche noi.

Un altro esempio che imperversa nel linguaggio di questo medium è lo straparlare di “energia maschile ed energia femminile”. Laddove per energia maschile si intende ciò che è attivo, mentre quella femminile è ciò che è passivo. Maschile è razionale, femminile è irrazionale. Maschile è aggressivo, femminile è pacifico. Maschio-sole, donna-luna. E così via. La filosofia si è lasciata alle spalle un’eternità fa classificazioni e binarie di questo tipo. Sono semplificazioni senza scampo, un cappio al collo di chiunque: uomini, donne, e chi non si riconosce in questo angusto bianco&nero. Mentre il transfemminismo in tutto il mondo libera da gabbie binarie per cui già le nostre antenate rabbrividivano, succede che come al solito si cacci il maschilismo dalla porta e che questo rientri dalla finestra. «The woman is the prize», dicono le influencer maschiliste. La donna è il premio. Non ci si rende neanche conto della gravità di un punto di vista del genere. Delle implicazioni che ha rivendicare la passività come valore. Del ricatto emotivo ed economico che soggiace alla società che auspicano nei loro video, così aesthetic, così retrogradi.

Arriviamo dunque al punto finale. TikTok è sessista?

Nelle scuole di giornalismo ancora si studiano le implicazioni della frase di Marshall McLuhan, per il quale “il medium è il messaggio”. Al netto del fatto che gli esseri umani trovano sempre un modo ingegnoso per usare a loro favore anche media pensati per essere funzionali allo status quo (e infatti su TikTok ci sono anche moltissimi contenuti ottimamente transfemministi), McLuhan ha ragione anche per quanto riguarda questo social. Per capirlo basta aprirlo per la prima volta. Prima ancora che l’algoritmo abbia capito qualunque cosa delle tue preferenze. Dato che non esistono studi o inchieste a riguardo, non essendo considerato forse un argomento serio, porterò un semplice confronto tra me e un mio amico. Io donna etero, lui uomo etero. (La speranza, chiaramente, è che ci si occupi della questione rendendo conto dell’agglomerato e non prendendo per oro colato queste singole esperienze. Tuttavia, le ritengo significative. Per cui le riporterò, sia pure a scopo meramente aneddotico).

La prima volta che siamo entrati su TikTok, la differenza di contenuti proposti era chiara, binaria e tossica: a me appariva il lavaggio del cervello su “energia femminile ed energia maschile”, le cartomanti che mi parlavano di un amore all’orizzonte, l’oroscopo e altre chincaglierie, fino ad arrivare a quello che, con la milza gonfia di fastidio, ho in questo articolo soprannominato neo-casalinghesimo; al mio amico, invece, TikTok mostrava giovani donne seminude (non è politicamente corretto e mi ha esemplificato la situazione dicendo che l’app, che poi ha cancellato, gli mostrava quasi unicamente “fregna”), e poi in via residuale calcio (lui odia il calcio), e moto (non ha neanche la patente).

Un esempio eclatante di differenziazione del prodotto pieno di pregiudizi. Peggio: che i pregiudizi di genere li reitera e li trasmette alle nuove generazioni. In contemporanea, TikTok manderà una cartomante a spiegare a una donna che la sua fiamma gemella (sic), anche se l’ha lasciata e maltrattata, sta per tornare da lei, mentre alla suddetta fiamma gemella, l’uomo-dei-suoi-sogni, invierà una quantità di spogliarelliste sufficiente a insegnargli che le donne sono pezzi di carne e null’altro. 

Però, mi raccomando, esigete solo princess treatment. Con una coroncina da bambola in testa, anche l’oppressione risulta più rosa.


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