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Incontrarsi sottopalco su Fortnite5 min read

Questo articolo è estratto da Dylarama, la nostra newsletter settimanale a cura di Mine Studio.
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Acquistare una Playstation 4 è stato un gesto impulsivo che a distanza di qualche mese considero ufficialmente un goffo tentativo di restare in contatto con l’adolescenza. Scaricare Fortnite ha reso questo tentativo un fallimento totale, almeno finché non ho smesso di pormi tutta una serie di questioni tecniche o esistenziali e accettando semplicemente di essere carne (anzi pixel) da macello per gli avversari più giovani – ma anche più esperti – cui capita di trovarsi di fronte e che in un attimo costruiscono fortezze, volano, saltano, sparano e mi uccidono mentre io, anche questa volta, non ho fatto neanche in tempo a prendere la mira.
Questo potevo immaginarlo. Invece non avrei mai pensato che durante una pandemia globale, l’arcipelago di “Sabbie sudate” sarebbe stato anche l’unico luogo nel quale assistere a un concerto.

L’evento Astronomical di Fortnite ha coinvolto 12.3 milioni di persone contemporaneamente, 27.7 milioni di visitatori unici nell’arco delle cinque repliche distribuite in due giorni, per un totale di quasi 46 milioni di visualizzazioni, se ha ancora senso usare questo termine.

Per chi se lo fosse perso, qui è possibile recuperare la performance virtuale di Travis Scott, sebbene sia riduttivo almeno quanto lo è guardare un video di un concerto in streaming. Per chi ha assistito in diretta ai neanche dieci minuti di spettacolo digitale, è stato parecchio diverso, visto che ha potuto interagire con il proprio avatar nello spazio circostante insieme agli altri partecipanti, con tanto di attesa ed effetti immersivi parecchio suggestivi dal vivo. È chiaro che un evento simile, ha assunto una portata ulteriore considerata la contingenza storica, nella quale è impossibile assistere a un concerto nel mondo reale.

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Su Esquire Italia, Emanuele Atturo scrive: «Il live di Travis Scott su Fortnite non ha suggerito di poter rimpiazzare l’esperienza materiale e sociale di un concerto, ma di certo ha portato la “Streaming War” attuale su un altro livello». Al di là degli aspetti distopici e angoscianti della faccenda, è chiaro che sul piano economico si sono aperte delle prospettive che inevitabilmente lasciano intendere che iniziative simili saranno sempre più frequenti.

Mentre qualsiasi tipo di concerto o festival viene rinviato o cancellato senza una reale idea di cosa accadrà a medio e lungo termine, un sondaggio circolato in questi giorni mostra che la maggior parte degli americani non ha intenzione di partecipare a un concerto finché non sarà disponibile un vaccino. In Italia una ricerca portata avanti da Rockit e MI AMI alla quale hanno risposto circa 15.000 persone, ci dice che il 30% dei partecipanti sarebbe disposto a partecipare a un concerto non appena possibile, il 40% è disponibile a utilizzare mascherine durante un live. Per altri interessanti ragionamenti qui è possibile scaricare il pdf con l’intera indagine.

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È evidente che si tratti di uno dei settori maggiormente messi in crisi dall’emergenza COVID19 e anche quelli su cui si hanno un numero davvero esiguo di certezze. Le numerose iniziative di solidarietà come “Distance will not divide us” o le nuove politiche per permettere agli artisti di monetizzare da esibizioni dal vivo non bastano a tenere botta, così come la richiesta di triplicare gli incassi dalle royalties a Spotify, poiché la maggior parte degli introiti per artisti e addetti ai lavori ormai da anni provengono dai tour. In questo articolo uscito sul Newyorker si tenta di raccogliere e avanzare delle proposte concrete per permettere al settore musicale di ripensarsi e di sopravvivere.

Ancora sul Newyorker, lo scorso febbraio, ovvero un’era fa, si parlava delle iniziative e della necessità per l’industria musicale e in particolare quella dei concerti dal vivo, di ridurre l’impatto ambientale e le emissioni prima, durante e dopo i grandi eventi. Per quanto tragica e disastrosa, l’emergenza in corso può essere un’occasione per riconsiderare profondamente alcuni paradigmi e dunque anche per portare avanti questo discorso ecologico già avviato, che potrebbe essere ulteriore passo in anticipo sui tempi, quando tutto ricomincerà. Perché ricomincerà e non vediamo l’ora.

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